“Medea assolo” di Euripide con Raffaella Azim

MEDEA assolo
di Euripide
riduzione Margherita Rubino
con Raffaella Azim
regia di Daniela Ardini
ideazione luci Carlo Pediani
musiche e suoni Luca Nasciuti Stefano Gualtieri
scene Giorgio Panni Giacomo Rigalza
produzione Lunaria Teatro

Un amore suggellato da un patto di fedeltà eterna tra l’eroe Giasone e Medea la maga, infine rotto da lui, che sceglie la giovane Glauce e offre all’ ex moglie e ai figli un risarcimento in vitto e alloggio. Medea tradita medita e perpetra una vendetta feroce, crudele, spietata: userà anche i due figli, e facendoli morire, per portarla a compimento.

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Recensioni
Gabriele Benelli per Sipario.it – novembre 2024
Gabriele Benelli per Sipario.it – agosto 2023

Medea assolo con Raffaella Azim

Foto Filippo Maiani

Questa “Medea” è “di” Euripide e non “da” Euripide. Si compone di 7 quadri di azione, tutti in prima persona, poiché chi parla è solo Medea, che calamita nei propri monologhi le risposte o le reazioni o gli interventi di Nutrice, Creonte, Giàsone, Egeo e coro. Questo fa sì che le battute e che ogni singola parola della tragedia siano quelle scritte da Euripide e mandate in scena nel 431 a. Ch. Non ci sono intermediazioni nel testo né aggiunte né riscritture. A questo copione ove via via cambia la scena e il punto di vista, ma non chi parla, e in cui il procedere dell’azione è incalzante quanto nella tragedia a più voci di Euripide, corrisponde una regia per cui Medea, oltre a essere sempre in scena, è molto attenta allo storytelling che può formarsi su di lei, a quello che agli altri sembra o potrà sembrare, al proprio personaggio insomma. Il prologo è recitato davanti ad una carta geografica, sia per ricordare il proprio viaggio dalla Colchide (Turchia) alla civile Grecia (Corinto), sia per ricordare in qualche modo agli spettatori che la propria storia da quel momento sarà nota e ripetuta nei millenni e tra decine di etnie. La sua revenge tragedy in questo allestimento prevede sempre una sorta di occhio invisibile di telecamere o droni, che fotografano la storia di Medea esattamente come lei vuole che venga conosciuta e divulgata nel mondo. Medea sa gestire con attenzione il rapporto con gli altri ma anche col mondo esterno e con la futura narrazione del suo personaggio. Margherita Rubino

La Medea di Euripide è un abisso dove le scoperte sono continue: più ti immergi nel testo, più cogli fragmenti di pensiero, sentimenti, emozioni che dilatano il personaggio della protagonista e lo portano all’oggi. Nel personaggio di Medea lo scontro tra razionale e irrazionale si fa strategia di sopravvivenza: scende nel buio dell’abisso, ma lì trova la traccia fosforescente che le permette di risalire e pianificare con lucidità la sua vendetta.
La riduzione del testo ad unam non intacca la parola euripidea, del resto Margherita Rubino è grecista di chiara fama, avendo nel suo ricco background una cattedra universitaria, tanti saggi interpretativi su protagoniste del teatro greco sia come studiosa sia come critico teatrale e quindi non può TRADIRE la parola euripidea! Solo la riduce all’essenza, a quello che può attraversare la mente di Medea, che ne determina scelte e comportamenti.
Lo spazio scenico cerca di definire l’abisso. Una “parete” bianca che si fa trasparente per far emergere il relitto di un letto che un tempo fu oggetto di piacere ed ora è luogo di tortura per lei; una coperta-mappa delinea il percorso fisico della sua “migrazione” prima dalla Colchide alla terra greca, e poi il viaggio liberatorio verso l’Atene dell’ospite Egeo. La terra della Colchide viaggia con lei in un trolley che l’accompagna sempre: emana un profumo che dà sollievo e calma per un attimo la sua ansia. Medea si è portata un segno tangibile della sua vita precedente, un ricordo positivo, se vogliamo, ma ne ha con sé anche altri che si riveleranno lo strumento più adatto per risolvere a modo suo la vicenda: i doni del Sole intrisi dei veleni potentissimi che consentiranno la prima parte della vendetta.
Il fatto è compiuto: quasi in una trance medianica lei vede in diretta i figli che portano i doni e la sciagura che ne consegue. E’ il secondo rivelarsi in lei di una capacità di vedere al di là delle cose: la prima è quando riesce a persuadere le donne del coro a farsi sue complici. Le donne bevono insieme un bicchiere di buon vino, unione nell’intimo che è anche annuncio del sangue che verrà versato.
L’ultimo passo è fatale, si annuncia, ma non si compie in scena la strage dei figli. Dopo, si solleva verso l’alto, verso quel cielo e quel sole che la salvano ora dalla furia di Giàsone, ma non le daranno quiete dell’anima. Il suo corpo si smaterializza in un’immagine.
Medea è una tragedia dove apparire è importantissimo. Il riferimento ad un pubblico interno alla storia, ad esempio, è ricorrente. Medea ha il suo primo pubblico nelle donne del coro, poi nei vari interlocutori con i quali si rapporta assumendo atteggiamenti diversi, ha un pubblico indiretto anche quando i bambini fanno il loro ingresso nella reggia di Creonte con i suoi doni: Medea cioè sa gestire il rapporto con l’esterno, sa fare del suo privato un gesto pubblico, si direbbe oggi mediatico. Tutte le sue azioni dal principio del suo ingresso in scena sono calcolate in base al risultato di ascolto che debbono avere. Deve prima acquisire la benevolenza e la complicità delle donne del coro, deve convincere Creonte ad un giorno di posticipo dell’ esilio, deve poi scagliarsi violentemente contro il marito per conquistarsi ancora di più il suo pubblico femminile, deve pietire un aiuto da Egeo, deve operare un subdolo convincimento nei confronti di Giàsone per persuaderlo a chiedere la revoca dell’ esilio per i figli, deve insomma ammaliare il suo pubblico-coro per impedirne le reazioni nel momento della strage dei figli; deve infine impadronirsi di uno stato altro per sfuggire all’ ira del marito. Daniela Ardini

Raffaella Azim – Protagonista in spettacoli di Franco Parenti, Giancarlo Sbragia, Luca Ronconi, Aldo Trionfo, Carlo Cecchi, Gabriele Lavia, Lina Wertmuller fra gli altri. Si ricordano: La città morta e La nave di G. d’Annunzio per la regia di Aldo Trionfo; Fedra di Racine per la regia di Luca Ronconi; L’uomo la bestia e la virtù di Luigi Pirandello per la regia di Carlo Cecchi; Dopo la prova di I. Bergmann per la regia di Gabriele Lavia, La vedova scaltra di Goldoni per la regia di Lina Wertmuller. Con Lunaria Teatro ha ha interpretato Creatura di sabbia dai romanzi di Tahar Ben Jelloun e La lunga vita di Marianna Ucria dal romanzo di Dacia Maraini.

Giorgio Panni – Scultore e collaboratore di Emanuele Luzzati è stato scenografo fisso al Teatro Stabile di Torino e all’Accademia Nazionale di Arte Drammatica di Roma. Ha realizzato scenografie per spettacoli di prosa entrati nella storia del teatro italiano (vedi la collaborazione con Carmelo Bene e Aldo Trionfo), lirici e cinematografici.
Ha collaborato per trenta anni, dalla Borsa d’Arlecchino alle ultime regie, con Aldo Trionfo. Ha ideato le scenografie per spettacoli di Luca Ronconi (Il sogno di Strindberg), Carmelo Bene (Lorenzaccio), Lorenzo Salveti (La Veneziana, La Parigina, Il risveglio di Primavera e molti altri), Roberto Guicciardini (Le rane di Aristofane con Tino Buazzelli a Siracusa), Andrea Camilleri, Ugo Gregoretti, Giancarlo Sammartano, Antonello Riva, Franco Però, Daniela Ardini (Lunaria in prima nazionale a Roma, Aminta di Tasso all’Olimpico di Vicenza, Agamennone di Seneca a Segesta).

Daniela Ardini – Regista e condirettore artistico del Festival in una notte d’estate – percorsi, festival multidisciplinare riconosciuto dal MIC. Si laurea in regia nel 1985 all’Accademia Nazionale di arte Drammatica sotto la direzione del regista Aldo Trionfo – insegnanti di regia Andrea Camilleri, Aldo Trionfo, Pino Passalacqua, Lorenzo Salveti, Luca Ronconi – con precedente 1982 Laurea in Lettere ad indirizzo classico presso l’Università di Genova.
Nel 1999 consegue il diploma di Manager per la gestione dello spettacolo nel corso organizzato dall’A.T.E.R. e D.A.M.S. Università di Bologna diretto da Lamberto Trezzini e Antonio Taormina. Competenza specifica nell’adattamento e realizzazione scenica di testi di letteratura classica e contemporanea. Ha collaborato con importanti autori italiani (Vincenzo Consolo, Dacia Maraini, Andrea Camilleri, Vico Faggi, Elena Bono, Umberto Albini, Margherita Rubino) e attori di caratura nazionale.

Lunaria Teatro – L’associazione è stata fondata nel 1990; deve il suo nome all’opera di Vincenzo Consolo che Ardini e Panni realizzarono in prima nazionale nel 1986 alla Sala Umberto di Roma. Si dedica da anni al rapporto tra letteratura e teatro, al teatro di poesia e a realizzazioni dai testi classici rapportate al nostro presente. E’ riconosciuta dalla Regione Liguria e sostenuta da Comune di Genova e Regione Liguria. Il Festival in una notte d’estate è riconosciuto dal MIC – FUS art.40 come Festival Multidisciplinare. La compagnia circuita a livello nazionale con le sue produzioni. Molti i premi e i riconoscimenti nazionali: 2020 vince il bando nazionale Nuovo IMAIE (2°classificata) con lo spettacolo Lunaria di Vincenzo Consolo; Premio Sanremo La Stampa al Festival in una notte d’estate – percorsi (Edizioni 2001 – 2004 – 2016); premio Le Donne e il Teatro a Raffaella Azim per Creatura di sabbia 2014; premio 2013 ANCT (Associazione Nazionale Critici Teatrali) a Daniela Ardini.