Altre produzioni

BURLESQUE/FIABESK

con Paola Corti e Valeriano Gialli

coproduzione Lunaria e Teatro del Mondo Aosta

Prosegue, in chiave comica, la riflessione sui personaggi positivi e negativi della grande drammaturgia classica e sulla caducità odierna del personaggio dell’eroe e dell’uomo “tutto d’un pezzo”, iniziata con Le cattive (dalle eroine della classicità) e con Shakespeare/I maledetti (gli uomini del male nel teatro shakespeariano). In scena 8 personaggi di famose fiabe reinterpretano la loro vicenda da un punto di vista soggettivo, con esiti sorprendenti ed esilaranti. Non è in ogni caso uno spettacolo rivolto al pubblico dell’infanzia. Vira verso il divertimento immediato, la vivacità, l’ironia dichiarata e la comicità, mantenendo tuttavia il fascino arcano della fiaba.


IL GIORNO DELLA CIVETTA

dal romanzo di Leonardo Sciascia | con Giovanni Costantino, Mario Marchi, Andrea Benfante, Alberto Carpanini, Paolo Drago, Vittorio Ristagno, Francesca Conte, Massimo Orsetti e Anna Nicora.

Scenografie Giorgio Panni e Giacomo Rigalza | Costumi Maria Angela Cerruti | Musiche Alessio Panni | Regia Daniela Ardini

Produzione Lunaria Teatro | si ringrazia per la consulenza e la partecipazione Curzio Cantamessa

 “Indubbiamente la mafia è un problema nostro. Io ne ho fatto un’esemplificazione narrativa: fino a quel momento sulla mafia esistevano degli studi […]; esisteva una commedia di un autore siciliano che era un’apologia della mafia, e nessuno che aveva messo l’accento su questo problema in un’opera narrativa di largo consumo. Io l’ho fatto”. Leonardo Sciascia come Roberto Saviano: un intellettuale consapevole della necessità di prendere posizione. Dal 1965 ad oggi una differenza sostanziale è data dal rapporto del problema mafia con la collettività. Possono un libro o uno spettacolo teatrale avere lo stesso impatto e coinvolgimento dell’azione di associazioni e comitati, o di inchieste mediatiche approfondite?

Il racconto trae spunto dall’omicidio di Accursio Miraglia, sindacalista comunista ucciso a Sciacca nel gennaio del 1947 ad opera della mafia. In un paese vicino a Palermo, viene ucciso Salvatore Colasberna, modesto impresario edile. Contemporaneamente scompare Paolo Nicolosi, di professione potatore. Il capitano Bellodi, giovane ufficiale dei carabinieri, giunto in Sicilia da Parma, affronta la situazione con intelligenza e lucidità. A Roma, però, alcuni ambienti politici sono preoccupati che l’indagine possa svelare complicità di personaggi vicini al governo…


LA MITE

dal romanzo di Fedor Dostoevskij | regia Daniela Ardini | con Vittorio Ristagno | interventi coreografici Beatrice Rossi | scene Giorgio Panni e Giacomo Rigalza | coreografie Patrizia Genitoni

produzione Lunaria Teatro

Un lacerante monologo interiore scritto dal grande autore russo nel 1876 permette di affrontare in modo illuminante la condizione di dominio psicologico dell’uomo sulla donna. Dostoevskij mostra l’uomo “in presa diretta” mentre ricostruisce in modo spietatamente analitico l’incontro con la giovane donna mite che decise di sposare nonostante la forte differenza di età e le fasi successive del loro rapporto. Dalle sue parole emergono il carattere dell’uomo, la sua severità, la sua freddezza, i suoi orgogliosi silenzi, ma anche, con la lucidità e competenza quasi professionale da grande indagatore dell’animo e della mente umana, il percorso psicologico della giovane donna che la regia ha deciso di rendere evidente grazie al linguaggio evocativo della danza. Un grido contro la violenza sulle donne e un accorato anelito al Bene.


LEI DUNQUE CAPIRÀ

di Claudio Magris | con Elisabetta Pozzi | regia Daniela Ardini | drammaturgia Magherita Rubino | musiche Daniele D’Angelo | scene Giorgio Panni e Giacomo Rigalza

produzione Lunaria Teatro

Tra i pezzi scritti da Claudio Magris per il teatro, è quello più denso, profondo, struggente. Lei è una moderna Euridice, ammorbata e infine vinta dal veleno, costretta a lasciare il suo unico, assoluto amore. Orfeo non si dà pace finché non ottiene dal “Presidente” il ritorno della sua donna da un luogo da cui nessuno è mai tornato. Il racconto del possibile ritorno di Euridice alla luce e alla vita finisce qui con un capovolgimento della favola quale da millenni è narrata. L’amore di lei per il suo Poeta, reduce da un “vuoto” compositivo, e impaziente di riavere, con lei, inedite e profonde verità di quel mondo dal quale nessuno mai è tornato, arriva al punto da contraddire l’ordine dato, chiamarlo a voce alta, far sì che lui si volti perdendola per sempre: Euridice ma anche Alcesti, che sacrifica la propria vita per salvare in qualche modo quella di lui. Che non avrebbe retto davanti alla sconsolante verità che l’aldilà non è che una copia sbiadita, insignificante della vita che crediamo reale. L’Amore è possibile, la ricerca della Verità non lo è.


MASTRO DON GESUALDO

dal romanzo di Giovanni Verga | riduzione e adattamento di Daniela Ardini e Mario Marchi | regia di Daniela Ardini

Mastro Gesualdo, diventato ironicamente don, è condannato a una condizione di penosa solitudine ed esclusione: viene disprezzato dai nobili, che non possono, non devono, non vogliono lavorare, e che perciò lo considerano un intruso con le mani ancora sporche di calcina, pure pericoloso per la disponibilità economica di cui gode; viene disprezzato dagli operai, suoi pari, perché lo considerano un traditore. Ma mastro-don Gesualdo suscita invidia e odio pure all’interno della sua stessa famiglia…

Un’analisi attenta, precisa, attuale e priva di giudizi morali che Verga fa della situazione socio economica pre e post risorgimentale. L’Italia, da economia prevalentemente agricola a economia industriale, voluta e sorretta dalla nuova borghesia che, naturalmente, difende la conservazione dei privilegi delle classi dominanti. Ma Verga ci avverte: il risultato finale del progresso visto nell’insieme e da lontano, nella sua grandiosità, nasconde il rovescio negativo e tragico, il carico di sofferenza e miseria che la storia umana porta con sé. Una nuova immersione in antichi e nuovi conflitti irrisolti del processo di unificazione nazionale.


NOSTRA SIGNORA DELLE CAMELIE

…ovvero: passione, morte e trasfigurazione di Margherita Gauthier

da Alexandre Dumas | progetto e regia Fausto Cosentino

Si recita ancora nel mondo La signora delle camelie. E’ un mito che dura nel tempo. Tutti conoscono la vicenda di Margherita Gauthier, sia attraverso il dramma di Dumas che, soprattutto, grazie a La traviata di Verdi. E’ questo lungo “morire” che mettiamo in scena: i ricordi, i deliri, le sofferenze, gli aneliti di Margherita Gauthier ed infine il suo “martirio”. In una stanza vuota, in cui troneggia un letto sfatto di abbagliante candore, circondata di fiori bianchi, la protagonista di questo monologo vive gli ultimi giorni della sua vita, sospesa fra il presente, un passato breve ma felice, e i suoi deliri visionari di moribonda. Una donna sola, abbandonata da tutti, che cerca conforto nei suoi ricordi e nella illusoria speranza di un futuro che, come lei sai benissimo, non le lascia più molto tempo.

Margherita Gauthier è un personaggio di grande ricchezza drammatica, ma muove all’empatia, “commuove” a causa della sua tisi e per le sue belle frasi, contamina il pubblico, gli trasmette il suo accecamento. Per questo il pubblico crede nel “martirio” finale di Margherita e la sua morte viene interpretata come una ascesa al cielo o una trasfigurazione, dopo tante sofferenze.


UNA MOGLIE IDEALE OVVERO MRS. CONSTANCE WILDE

con Fiona Dovo | scene Giorgio Panni | costumi Maria Angela Cerruti | regia Daniela Ardini

Donna intelligente e colta, Constance visse a suo modo dentro e fuori dalle rigide regole morali che condizionavano il periodo vittoriano: sposato un artista del calibro di Oscar Wilde, riuscì a seguire il suo genio eccezionale, ad “accettare” le sue “estrosità”, ad essergli vicina anche allo scoppiare dello scandalo. Ma poi dovette fuggire. E fuggì nella Riviera Ligure, in cerca della pace che non poteva più avere in Inghilterra. Trascorse i suoi ultimi mesi tra Bogliasco e Nervi, e morì a Genova, dove è sepolta nel cimitero di Staglieno. Lo spettacolo rievoca il mondo vittoriano, i suoi contrasti e le sue lacerazioni; sullo sfondo della vicenda di Constance si staglia la figura ingombrante dell’intelligenza più lucidamente sarcastica di tutto il Novecento, Oscar Wilde, con le sue battute fulminanti, i suoi giudizi lapidari e ironici, il suo fine umorismo.


VARIETÀ VARIETÀ

Ma cos’è questa crisi?! Da Petrolini a Paolo Poli

a cura di Salvatore Di Meglio con Daniela Ardini, Andrea Benfante, Paolo Drago, Vittorio Ristagno

produzione Lunaria Teatro

“Colmi, lazzi, scherzi, inezie, stupidaggini, freddure, cose serie oppur facezie…” nel teatro leggero italiano del ‘900. Un percorso incompleto e imperfetto del Teatro Leggero attraverso autori e testi che hanno fatto epoca nella cultura e nel costume, dalla “crisi” dell’Italietta alla “crisi” globalizzata di oggi. Compaiono citati i diversi “mostri sacri” del Varietà come Ettore Petrolini, Fred Buscaglione, Tino Scotti, Paolo Poli e la genovese Borsa d’Arlecchino, Achille Campanile, gli esilaranti duetti di Eleuterio e Sempre Tua…