dal romanzo di Giovanni Verga | riduzione e adattamento di Daniela Ardini e Mario Marchi | regia di Daniela Ardini
Mastro Gesualdo, diventato ironicamente don, è condannato a una condizione di penosa solitudine ed esclusione: viene disprezzato dai nobili, che non possono, non devono, non vogliono lavorare, e che perciò lo considerano un intruso con le mani ancora sporche di calcina, pure pericoloso per la disponibilità economica di cui gode; viene disprezzato dagli operai, suoi pari, perché lo considerano un traditore. Ma mastro-don Gesualdo suscita invidia e odio pure all’interno della sua stessa famiglia…
Un’analisi attenta, precisa, attuale e priva di giudizi morali che Verga fa della situazione socio economica pre e post risorgimentale. L’Italia, da economia prevalentemente agricola a economia industriale, voluta e sorretta dalla nuova borghesia che, naturalmente, difende la conservazione dei privilegi delle classi dominanti. Ma Verga ci avverte: il risultato finale del progresso visto nell’insieme e da lontano, nella sua grandiosità, nasconde il rovescio negativo e tragico, il carico di sofferenza e miseria che la storia umana porta con sé. Una nuova immersione in antichi e nuovi conflitti irrisolti del processo di unificazione nazionale.